Covid aumenta il rischio che il cuore acceleri quando ci si mette in piedi


Normalmente, quando passiamo dalla posizione sdraiata a quella in piedi, i sistemi di regolazione del corpo fanno sì che cuore e vasi si adattino pressoché istantaneamente alla nuova situazione. Senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ma ci sono condizioni che in qualche modo possono influire negativamente su questo equilibrio. Una di queste è la sindrome da tachicardia posturale ortostatica, nota con la sigla POTS.

Questa condizione interessa soprattutto le giovani donne e in genere può portare ad un’impennata della frequenza cardiaca, con incremento significativo del numero dei battiti, o addirittura alla sensazione di avere il cuore in gola con pulsazioni intorno a 120 al minuto anche dopo diversi minuti dalla posizione eretta. Covid-19, così come la vaccinazione seppur in misura molto più ridotta (stiamo parlando di un rischio cinque volte più alto dopo la malattia), potrebbero aumentare le probabilità di sviluppare questa condizione.

A farlo ipotizzare è una ricerca coordinata da Alan C. Kwan dello Smidt Heart Institute dell’ospedale Cedars-Sinai, apparsa su Nature Cardiovascular Research. Come spiega lo stesso Kwan, in ogni caso, il vaccino si rivela protettivo anche per questo quadro: “prevenire Covid-19 attraverso la vaccinazione è ancora il modo migliore per ridurre il rischio di sviluppare POTS”.

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Analisi sui dati di quasi 300.000 persone

Lo studio ha confrontato quanto avvenuto in poco meno di 285.000 persone vaccinate per Sars-CoV-2 tra il 2020 e il 2022 oltre a poco meno di 12.500 pazienti con Covid. Gli studiosi americani sono arrivati a concludere che le probabilità di sviluppare POTS aumentano nei tre mesi successivi alla vaccinazione, rispetto al trimestre precedente. Il che fa ipotizzare una possibile associazione tra questa specifica condizione clinica e la vaccinazione, seppur senza evidenziare un chiaro rapporto causa-effetto.

Ma va detto che comunque i tassi di POTS dopo la vaccinazione sono risultati comunque molto inferiori rispetto a quanto si è osservato dopo l’infezione naturale. Purtroppo la patologia spesso non viene scoperta rapidamente, anche perché determina quadri difficili da diagnosticare. Oltre all’accelerazione dei battiti non appena ci si alza in piedi, può provocare vertigini, una sensazione di continua stanchezza e occasionalmente anche perdite di coscienza. Ma va detto che in certe persone si possono avere anche mal di testa, ansia, tremori incontrollabili.

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Attenzione alle emozioni

“Si tratta di un disturbo funzionale assolutamente non pericoloso anche se in alcuni casi molto fastidioso  – segnala a margine del Congresso della Società Italiana di Cardiologia (SIC), Pasquale Perrone Filardi, del Dipartimento di Scienze biomediche avanzate dell’Università Federico II di Napoli e Presidente eletto SIC. L’aumento della frequenza, il cuore in gola e altri segni e sintomi hanno sempre una componente emotiva forte di malessere e sensazione di malattia.  Tuttavia si tratta solo di una transitoria debolezza dei sistemi di regolazione della frequenza cardiaca che in genere non si traduce in svenimenti o altre condizioni potenzialmente pericolose”.

L’importante, in ogni caso, è arrivare presto alla diagnosi di POTS, cosa non semplice. E poi, una volta individuato il quadro, prendere le opportune contromisure. Ma sempre con tranquillità. È questo il richiamo dell’esperto che ricorda come “il cardiologo possa rassicurare sulla condizione che non presenta rischi particolari e va considerata benigna”.

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Cosa fare per ridurre i rischi

Tra i consigli degli esperti giungono anche alcune semplici misure che possono limitare il rischio di insorgenza della tachicardia incontrollabile. Ad esempio, occorre prestare attenzione a non rimanere a lungo in piedi, ricordando di sedersi o comunque sdraiarsi ogni tanto per limitare il sovraccarico di lavoro per il sistema nervoso. Allo stesso modo, chi soffre di POTS può avere un aggravamento legato alle condizioni meteorologiche ed in particolare agli sbalzi termici. Da evitare sono quindi l’esposizione alle basse temperature così come al caldo eccessivo. Sul fronte delle abitudini, gli esperti consigliano di non consumare alcolici e di utilizzare indumenti che in qualche modo facilitino il ritorno del sangue dal basso verso il cuore, quindi che comprimano l’addome.

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