Il marchio giapponese festeggia la vittoria di Nasser Al-Attiyah e Matthieu Baumel e piazza quattro Hilux Gr Dkr nelle prime cinque posizioni. Baumel: “La migliore edizioni in Arabia”. Carlucci: “Le nostre vetture danno il meglio nelle condizioni più estreme”
– Milano
Vincere, dominandola, la Dakar 2023, edizione tra le più dure e impegnative di sempre, non è un esercizio alla portata di tutti. Non basta essere veloci, serve visione della gara, un mezzo affidabile e un equipaggio affiatato, oltre a poter contare su un team preparato. Dietro la vittoria di Nasser Al-Attiyah e Matthieu Baumel, a bordo della Toyota Hilux Gr Dkr, c’è tutto questo e anche un pizzico di fortuna, che non guasta. Il principe qatarino e il navigatore francese bissano così la vittoria dell’edizione 2022, per Al-Attiyah è il quinto sigillo sul rally raid più celebre al mondo. Certo il record di Stephane Peterhansel – otto vittorie – è ancora lontano ma c’è ancora tempo, e proprio il ritiro del pilota Audi durante la sesta tappa per l’incidente nel quale è rimasto ferito il copilota Boulanger ha agevolato il successo finale del team Toyota, che piazza quattro Hilux nelle prime cinque posizioni della classifica finale auto con Moraes, De Villeirs e Lategan rispettivamente terzo, quarto e quinto alle spalle di uno straordinario Sebastien Loeb, che piazza sei vittorie consecutive e il nuovo record per la Dakar.
Al-Attiyah: “tutto nei primi otto giorni”
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Intervistato da Gazzetta Motori, Nasser Al-Attiyah ha spiegato così il dominio sulla competizione nel deserto saudita fin dalla terza tappa: “Abbiamo costruito il nostro vantaggio nella prime otto tappe, nella seconda parte non abbiamo adottato una strategia specifica ma abbiamo puntato a conservare il distacco sui diretti avversati, 1 ora e 25 minuti circa, preservando e gestendo la vettura”. Il qatarino ha parlato anche della sua Toyota Hilux: “L’auto è migliorata moltissimo, perfetta per gare così lunghe, soprattutto nel setup”. Al-Attiyah non si sottrae sul futuro elettrico dell’auto, anche nella Dakar: “È bello vedere qualcosa di diverso, anche se quest’anno non è stato facile per i mezzi elettrici, ma io continuo a preferire i mezzi a benzina“. E conferma la sua presenza alle Olimpiadi del 2024 a Parigi, è tiratore al volo per la nazionale del Qatar: “L’obiettivo è vincere ancora”. Nel 2012 a Londra centrò il bronzo nello skeet.
Baumel: “Rapporto con Nasser chiave dei nostri risultati”
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Di fianco ad ogni pilota vincente c’è un bravo navigatore e sul sedile destro della Hilux di Al-Attiyah c’è Matthieu Baumel. Che ha spiegato così le novità introdotte dal road book elettronico: “Lo riceviamo cinque minuti prima della gara, non il giorno precedente. Non dobbiamo preparare nulla, percorso e pericoli sono già evidenziati dall’organizzazione e devo solo spiegarli a Nasser. Un sistema ottimo, uguale per tutti”. Baumel racconta anche il rapporto con Al-Attiyah: “Io e Nasser abbiamo un rapporto ottimo ed è sicuramente la chiave delle vittorie. Ci fidiamo al 100% a vicenda e per noi è facile correggere un errore o risolvere un problema”. Il francese conferma anche la durezza di questa edizione: “È la più lunga con grandi differenze di terreno, anche sterrato, e tappe molto difficili sul piano della navigazione ad Ha’il e Riyadh. Per me è la migliore edizione in Arabia Saudita”. E sull’Empty Quarter ha detto: “Aver partecipato con Nasser all’Abu Dhabi Desert Challenge è stato utile perché, sono più o meno le stesse dune dell’Empty Quarter e sappiamo come affrontarle. Le più dure della gara”.
Carlucci: “Nostre vetture vincenti nelle condizioni più estreme”
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Al bivacco finale della Dakar Gazzetta Motori ha incontrato Andrea Carlucci, Direttore marketing e vice presidente di Toyota Europa. Sul futuro di competizioni come la Dakar, e sul fatto che lo stesso Al-Attiyah vede motorizzazioni ibride, elettriche o ad idrogeno, secondi Carlucci “attualmente la tecnologia migliore per la Dakar è quella della nostra Hilux Gr Dkr, ma il motorsport nasce ed esiste per evolvere. Toyota è impiegata su tutti i fronti, incluso l’idrogeno che è uno dei terreni da esplorare maggiormente. La direzione è tracciata, senza dubbio”. E sul ruolo della Dakar per un costruttore auto ha aggiunto: “Questa edizione è stata dura ma non esiste una Dakar facile, una gara lunga e impegnativa con un meteo imprevedibile per il deserto. L’aver dominato ci dice che le nostre vetture danno il meglio nelle condizioni più estreme”.
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